La Società Italiana di Patologia nei primi anni
Non sono stato in grado di sottrarmi agli insistenti inviti del Prof. Comporti al fine di “ricordare” i passi iniziali della Società Italiana di Patologia dopo che tanto efficacemente i Proff. De Rinaldis e Giordano ne avevano illustrato gli ultimi cinquanta anni.
Per una ricostruzione degli eventi “umani” che precedettero la fondazione o rifondazione della Società occorre partire dalla costituzione con Regio decreto del Settembre 1940 della Società Italiana di Anatomia Patologica ad opera di alcuni professori della materia capeggiati dall’Anatomo-Patologo Prof. Alberto Pepere, allora Rettore della Regia Università di Milano.
Di origine napoletana, formatasi alla Scuola pisana del Maffucci e dirigendo successivamente gli Istituti di Cagliari, Messina e Catania, Egli ebbe grande seguito di allievi. La tragica fine di Pepere e gli eventi bellici misero in sonno la Società che si risvegliò solo nel dopo-guerra. Ma nel frattempo il minuscolo mondo accademico anatomo-patologico (poco più di una decina di cattedre di ruolo, ma allora anche la Patologia Generale non ne aveva più di tante!) si era ancor più diviso in seguito a contrastati concorsi a cattedra.
Né i contrasti tra le Scuole (in realtà tra i Personaggi) si placarono quando fu attribuito al Prof. Armando Businco l’onore e l’onere di organizzare il I Congresso all’Archiginnasio di Bologna tenutosi nel 1948 sul tema a lungo ponderato (già nel 1943 ne ebbi l’incarico della raccolta bibliografica) dei “tumori del sistema reticolo-endoteliale”.
Businco era il più anziano allievo di Pepere cui era succeduto alla cattedra di Milano il più giovane e brillante Chiovenda. Il suicidio di Chiovenda portò alla chiamata in cattedra del Prof. Piero Redaelli da Pavia, allievo di Monti e “per li rami” della Scuola del Golgi.
La formazione culturale e gli interessi scientifici di Redaelli, la sua stessa posizione in quel momento antitetica al gruppo di anatomo-patologi della Scuola “peperiana”, che occupavano i ruoli della Sicilia, Emilia Romagna e Sardegna, lo portarono a superare i limiti morfologici dell’anatomia patologica dell’epoca a concepire il ruolo della Patologia come un complesso unitario delle deviazioni biologiche di tutti i fenomeni vitali.
La Società Italiana di Patologia che egli contribuì come catalizzatore a riattivare comprese, nel suo nuovo Statuto, tre Sezioni: quella di Patologia Generale, quella di Anatomia Patologica Umana e quella di Patologia Comparata a sua volta formata da Patologi Veterinari e da Patologi Vegetali. Una chiara indicazione deriva dalla costituzione del I Consiglio direttivo:
-
Presidente: Guido Sotti (Professore di Anatomia Patologica a Roma)
-
Vice-Presidente: Pietro Rondoni (Patologia Generale di Milano) Beniamino Peyronel (Botanico)
-
Consiglieri: Guido Vernoni (Patologia Generale di Roma), Antonio Costa (Anatomia Patologica di Firenze) e Luigi Leinati (Anatomia Patologica e Patologia Generale Veterinaria di Milano)
-
Segretario: Piero Redaelli (Anatomia Patologica di Milano con sede della Segreteria nell’Istituto di Milano).
Il concetto fu ribadito nei temi delle “Relazioni del I Congresso di Roma”:
-
G. Favilli: Istofisiopatologia dei mucopolisaccaridi dei tessuti mesenchimali (titolo sintetizzato dal Relatore)
-
E. Baldacci – R. Ciferri: Proposta di una classificazione delle malattie delle piante su basi fisio- e morfo-patologiche
-
P. Redaelli – C. Cavallero – S. Garberini: Gli ipercorticalismi della menopausa
-
E. Barboni: Le miocarditi degli animali domestici.
Al II Congresso (Torino, 1951) i temi delle relazioni furono:
-
O. Verona: Aspetti patogenetici del fattore nutrizionale nei vegetali
-
A. Giampalmo: Le tesaurosi lipidiche
-
A. Giordano: Le miopatie ereditarie dell’uomo
-
M. Aloisi: La patologia generale della fibra muscolare scheletrica
-
C. Ciaccio: Le statosi
-
G. Bisbocci: Le encefaliti degli animali.
Negli anni seguenti, per tenersi sempre “sulle generali” – oggi si direbbe sulla globalizzazione – e soddisfare le esigenze dei diversi patologi, furono trattati temi come patologia da virus, patologia dei fenomeni proliferativi e altri sino a raggiungere limiti estremi (a me toccò la relazione su “lesioni cutanee da causa fotodinamica” (V Congresso di Como-Milano, 1957) e ad altri … gli effetti perversi della luce!).
Fu fatale che progressivamente negli anni si staccassero dalla Società di Patologia per seguire altri percorsi scientifici ed accademici dapprima i patologi vegetali, poi quelli veterinari e, infine, essendo la Segreteria a Milano nelle mani del Prof. Alfonso Giordano, succeduto al Redaelli, anche gli Anatomo Patologi.
Ciò avvenne soprattutto dopo il Congresso di Catania (1978). Il distacco fu sollecitato soprattutto dagli Anatomo-patologi ospedalieri i quali avevano notevolmente contribuito nelle sedi periferiche regionali a rivitalizzare Sezioni quali la ligure-lombarda-piemontese, quella attivissima triveneta e quella meridionale. Con il compianto Prof. Tullio Terranova, io stesso contribuii alla costituzione di una Sezione Abruzzo-Lazio-Sardegna che organizzò diverse e proficue riunioni.
Inoltre lo stesso Prof. Giordano fu tra i fondatori della Società europea di Patologia e costituì la Divisione italiana della International Academy of Pathology (IAP); Società che coordinano la propria attività stabilendo di tenere le loro riunioni congressuali in anni alterni. Il primo Congresso della Società Europea di Patologia si svolse a Varsavia (1° Giugno 1966) in occasione del Millennio di costituzione cristiana della Polonia.
Avendo frequentato personalmente o mediante collaboratori o allievi tutti i Congressi della European Society of Pathology sino a quello di Barcellona (1999), spiace constatare che rarissimi siano i Patologi generali italiani iscritti a queste dinamiche e vivaci istituzioni internazionali che riuniscono migliaia di scienziati tra cui decine di italiani.
Per quanto riguarda l’Italia, gli Anatomo patologi, dopo un esperimento federativo, alla fine si sono riuniti tutti in una Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologia (SIAPEC) affidando i compiti di Segreteria, Archivio, Amministrazione ad una Agenzia, il che consente ai Soci di concentrare i propri sforzi sul programma scientifico più che su quello organizzativo.
La rivista ufficiale della SIAPEC è la quasi centenaria “Pathologica”, ora edita da Sprinter. E’ utile ricordare che in passato (1925-1938) ne fu Direttore il Patologo A. Cesaris Demel.
Con rammarico mi accorgo di essermi introdotto abusivamente nei “corridoi” del presente. Gli interessi scientifici si sono talmente dilatati e differenziati che in ognuna delle nostre attività di ricerca e insegnamento si verificano ulteriori suddivisioni specialistiche, metodologiche e frammentazioni compartimentali, culturali e chi più ne ha più ne metta, in senso centrifugo. Peccato che i corsi e i ricorsi storici poco insegnino per il futuro. Per il quale, allo stato attuale, non vi è altro che auspicare che i Patologi, sia generalisti che anatomisti, continuino almeno singolarmente se non collettivamente a svolgere proficuamente il loro diversificato lavoro.
Mario Alberto Dina
Storico dei Notiziari della Società